GIANNI DE TORA

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1977 American Studies Center di Napoli senza Trapani 11-28 Febbraio

 
ARTICOLO DI GINO GRASSI SUL ROMA DI NAPOLI DEL 24.2.1977

Le nuove strade dell'arte- L'ASTRAZIONE E IL PROCESSO AL “QUADRO”

Significativa mostra intitolata “ Geometria e ricerca” all'American Studies Center : vi partecipano sei tra i più interessanti rappresentanti della ricerca astratta . Barisani, De Tora, Di Ruggiero, Riccini, Tatafiore e Testa. Quando l'investigazione estetica sconfina nella concettualitò. L'inserimento nella realtà urbana.

“Geometria e ricerca” è il titolo di una mostra alla quale partecipano sei tra i più significativi rappresentanti della ricerca astratta in Italia. I protagonisti di questa importante manifestazione sono tutti e sei napoletani e portano avanti, ciascuno per conto suo e con investigazioni personalissime, un discorso nuovo nel contesto delJe operazioni neo-astratte e costruttivistiche. Gli artisti che partecipano all'originale col- lettiva (che si svolge nelle ampie sale dell' American studies center) sono: Renato Barisani, Gianni De Tora, Carmine Di Ruggiero, Riccardo A. Riccini, Guido Tatafiore e Giuseppe Testa. Bisogna aggiungere, per onestà, che questo gruppo di ricerca è nato dopo una serie di fortunate personali allo Studio Ganzerli, e il successo riportato nonchè l'affinità della investigazione hanno convinto Barisani e i suoi prù giovani amici a presentarsi uniti al giudizio del pubblico in uno spazio assai più vasto che, forse, solo l' “American studies center” poteva offrire. Sul frontespizio del riuscito catalogo che l'Istituto americano di Napoli ha dedicato alla mostra è citata una frase (abbastanza indicativa) di Galileo Galilei: “La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che ci sta aperto innanzi agli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intendere la lingua, a conoscere i caratteri nei quali è scritto. Egli è scritto nella lingua matematica, e i caratteri sono triangoli, cerchi ed altre figure geometriche senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto”. Su tutti e sei i protagonisti di questa rassegna sono più volte intervenuto con commenti critici- è necessario tuttavia fare il punto su queste operazioni mettendo in rilievo altresì gli sviluppi più recenti di un discorso che apre all'arte strade (forse) inesplorate. Renato Barisani presenta le sue creazioni più recenti. In questi lavori felici del geniale artista (che è passato dall'astrazione vera e propria ad una indagine neo-costruttivistica) è possibile verificare non solo una nuova idea di forma ma una nuova visione dello spazio e della luce, cui va aggiunto, fatto importantissimo, un senso assai spiccato della funzione. In queste direzioni ultime Barisani usa soltanto tonalità bianche e nere per far meglio risaltare la funzione plastica del “quadro”. Le opere neocostruttivistiche di Barisani sono chiamate dal suo autore “Strutture modulari”, perché pur possedendo una morfologia ben definita, si prestano a sempre nuove elaborazioni in cui la partecipazione del fruitore diventa fondamentale. Insomma, il consapevole artista fornisce le strutture - base (da riprodurre pure in serie): spetterà a chi entra in possesso delle sculture di operare una scelta compositiva. Ma questo è solo un lato della ricerca di Barisani. L'importante è che il geniale artista compie la propria investigazione sulla forma in funzione del suo inserimento nella realtà urbana. Come a dire che la ricerca di Barisani non solo sconfina nell'architettura e non tende a rimanere pura creazione estetica ma cerca di avvicinarsi quanto più possibile al tessuto sociale investendo in pieno i grandi problemi dell'uomo (italiano) di oggi.

UNA NUOVA IDEA DELLA FORMA Gianni De Tora è una delle più inattese rivelazioni nel campo specifico della ricerca astratta. Ha compiuto passi da gigante in un periodo limitatissimo di tempo. Partito da posizionì espressionistiche, De Tora ha iniziato un discorso sulla forma e sulla filosofia della forma riuscendo ad affrancarsi dai problemi di pura staticità e ad entrare nel vivo delle trasposizioni cinetiche degli elementi fondamentali della geometria, principalmente la sfera, cerchio ed il triangolo. De Tora si serve del colore in maniera assai intelligente per giungere ad un punto di 'fusione surreale' tra "il dato razionale- che è offerto da corpo geometrico preso come tale e il dato naturale”. In sostanza De Tora cerca di far coincidere tutto ciò che è 'a priori' (tra cui la circolarità: la palla, i pianeti, etc.) con ciò che è 'a posteriori' (cioè nato dalla ragione). Una identificazione, quasi perfetta. Tra “regola” e fantasia. Carmine Di Ruggiero è un artista di complessa personalità e di approfonditi orientamenti. Il suo cammino ha seguito una evoluzione sicura e non subito né tentennamenti né contraddizioni. Partito da un informale di personalissima elaborazione, Di Ruggiero s'è orientato prima verso operazioni 'new dada' poi ha debordato verso l'analisi della forma razionalizzata. Da qualche anno Di Ruggiero indaga sul triangolo. E' chìaro che, addentrandosi nell'indagine matematico-filosofica, l'impegnato artista doveva per forza giungere ad un discorso di questo tipo. Per i pitagorici il triangolo fu il simbolo di ogni perfezione. Di Ruggiero adopera questo elemento per due operazioni distinte: una prima, spaziale-mateanatico-filosofica (il triangolo come armonia e il triangolo come rappresentazione di una perfezione socio-razìonalistica); una seconda, puramente segnica, il triangolo diventa un elemento alfabetizzato, un simbolo di codice come il 'formicone' di Capogrossi e vengono fuori composizioni di alta creatività (specie le ultime) che io considero vere e proprie “sinfonie segnico-coloristiche”. Riccardo A. Riccini, in una personale allo studio Ganzerli è un giovane artista schivo ed introverso ma assai ricco di talento. Riccini opera nel contesto dell'astrazione ma la sua è più un'analisi critica che cerca di affrontare ciò che avviene a monte dell'opera d'arte. Un problema, come si vede, tutto concettuale. Lo dice lo stesso Riccini: “Ho sempre lavorato, prima dell'immagine, sotto, a saggiare l'articolazione del costituirsi del senso interno della pittura nei rapporti della dialettica produttiva: dopo il momento ('65-'67) della "immaginazione" tra automatismo e associazione iconica analogica, dopo la convenzione rappresentativa ('73, prospettìve) tendo ora a dipingere le relazioni tra materiale e procedimenti.....”

FILOSOFIA DEL TRIANGOLO Guido Tatafiore, che fu con Barìsani il fondatore del Gruppo astratto-concreto dopo la parentesi in seno al Gruppo Sud, è ritornato alla grande ribalta dopo qualche anno di voluto silenzio. Oggi egli ha imboccato la strada neo-costruttivistica con una impostazione concettuale. Come a dire che, al di là delle analisi sui corpi geometrici, Tatafiore punta ad un «distinguo- tra un “tempo pubblico” e "un tempo privato” inserendo, in questo contesto, il colore. Una maniera originale per riabilitare l'apporto coloristico. C'è poi in Tatafiore un ritorno al “quadro” come elemento di confluenza di situazioni più disparate. Tatafiore rimane un artista geniale, che cerca di fondere elementi puramente fantastici con altri dedotti dall'analisi razionale della realtà. Giuseppe Testa è un ricercatore di notevole capacità analitica che tende ad un inserimento delle sue investigazioni astratte in un modulo architettonico. Le 'linee-forza' di Testa tendono a costruire e costituire uno “spazio razionale” che si identifica in una situazione mentale. Quindi nessuna frattura tra progettazione e opera stessa.

 
ARTICOLO DI PAOLA SANTUCCI SU LA VOCE DELLA CAMPANIA DEL 27.2.1977

ARTE – GEOMETRIA E RICERCA

AIl'American Studies Center sono esposte dall' 11 al 28 febbraio le opere più recenti di Barisani, De Tora, Di Ruggiero, Riccini, Tatafiore e Testa. Il tema che le accomuna tutte è: 'geometria e ricerca'. Il senso della loro indagine può essere illustrato dalla citazione da Galilei posta ad inizio catalogo: « La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non si impara a intendere la lingua, e conoscere i caratteri nei quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri sono triangoli, cerchi ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per oscuro laberinto ». Nella produzione degli artisti citati ciò vuol significare l'esigenza di una concretezza razionale o di una razionalità concreta perché formulata in base a leggi matematiche; ma anche l'esigenza di usare del mezzo espressivo come strumento di conoscenza della realtà da cui si ricavano leggi e norme oggettive. In Barisani la produzione attuale rappresenta il logico proseguimento delle ricerche avviate fin dal tempo del Mac (Movimento Arte Concreta, 1951) quando cioè scopo primario era, nel rifiuto della rappresentazione di tipo tradizionale, il 'formare' cioè partecipare attivamente alla prassi creativa e sottolineare contemporaneamente il valore plastico del materiale adoperato. Allora era presente una componente espressiva legata all'accostamento inedito di materiali diversi (ferro e vetro ecc.). Oggi, superata l' esperienza informale ed eliminata l'antica componente espressiva e in parte dadaista, Barisani rinsalda la volontà compositiva rigorosa e vigile che ha presieduto alle opere dagli anni '60 in poi e, insieme, l'esigenza di un'analisi strutturale e sistematica del processo creativo e lo oggettiva nella sua scarnifìcazione con gli clementi adoperati: in scultura, modulari semplici, in pittura colori di base come il bianco accostato al rosso o al nero per una definizione bidimensionale di figure geometriche che si legano direttamente alle sculture proprio sul versante della essenzialità. Il percorso di De Tora è più recente: egli è infatti tra i 'giovani' insieme con Di Ruggiero, Riccini, Testa. De Tora segue una linea analitica ma progettuale come proposta e verifica continua delle leggi logiche con le quali strumenta forme geometriche diverse ma ricorrenti usate per realizzare sequenze e profondità tramite una «stesura di colore in modulazioni minimals e primarie», poggiata sul reticolo di fondo quasi sempre quadrato. Se ancora nel '73 la sua pittura presentava, sia pure in forma allusiva ed emblernatica, rimandi alla realtà esterna, oggi di quei rimandi è rimasto soltanto l'uso di una determinata impalcatura geometrica e quel tanto di soggettivo che ancora persisteva allora è negato in nome di una ricerea senza interferenze. Di Ruggiero fonda la struttura del suo dipinto-oggetto sulla iterazione quasi ossessiva di una forma geometrica il triangolo, che se rammenta di lontano i giochi dei caleidoscopi, ad un esame attento si rivela il frutto di uno studio analitico ed intenso per cui le campiture di colore scandiscono dissonanze e corrispondenze e contemporaneamente tentano una organizzazione strutturale dello spazio entro cui matematicamente sono posti moduli triangolari, l'uno contro l'altro, come denti di ingranaggi pronti ad intersecarsi o staccarsi. Per Riccini il discorso è complesso. Tenuto conto che tra i suoi punti di riferimento cul- turale sono Blanchot, Adorno e il quattrocentesco L.B. Alberti, Riccini prosegue una ricerca avviata da tempo per la quale dipingere è 'pensare la pittura', richiamare «la possibilità di significare il senso del vedere, di un vedere strutturale, il pensiero visivo". Dipingere, anche, come riappropriazione critica della pittura e della sua storia intesa come insieme di infinite possibilità di realizzazione o 'virtualità linguistiche'. E questo per mettere in crisi il tradizionale sistema rappresentativo nel momento in cui, ammessa l'ambivalenza dell'iconico (immagine- realtà) si tenta l'analisi delle relazioni tra materiali e procedimenti e il loro rapporto con l'intenzione rappresentativa. Operativamente ciò è reso tramite l'adozione dello schema aureo « neutrale a tal punto da non identificarsi in una figura, da comprendere invece potenzialmente tutte le immagini». Lo scopo è insomma ricercare, attraverso lo studio della dialettica interna dei procedimenti specifici della pittura, il 'senso' interno di quest'ultima e ciò con un fine preciso: sottrarla al cosiddetto revisionismo storicista e all'immobilismo cui la relega la critica neocapitalista. Di qui il superamento sia degli astrattisti americani, sia di esperienze tipo Burri - cui l'uso della tela di sacco come supporto sembra rinviare -, a favore di una ricerca in cui il razionale è strumento di indagine conoscitiva, mezzo per risalire dalla stru ttura a prima della struttura. Tatafiore evidenzia la ricerca geometrica nella scelta del cerchio e del rettangolo come supporto per determinate scritte. La dimensione di queste ultime è evocativa: Neapolitanlandscape, Vesuvio 70, sono allusivi della realtà geografica in cui nascono, per cui i richiami a Ceroli, ma anche a certe operazioni pop, si uniscono qui ad una dimensione sottilmente concettuale di allusioni e rimandi. Testa ha rivelato la sua prospensione alla ricerca strutturale fin dal 1970 anno in cui fonda con Palamara e Trapani il gruppo 'Nuovo Costruttivismo'. Attivo dal 1967, egli si ripropone alla esposizione denunciando questa matrice culturale e rafforzandola col principio della sequenza logica, per cui dato un assunto di base bidimensionale successivamente lo sviluppa fin alla realizzazione tridimensionale con un risultato che vagamente ricorda la produzione di Donald Judd nonostante gli indirizzi culturali diversi.

 
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LOCANDINA
 
 
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